mercoledì 22 agosto 2007

In calo le terapie non convenzionali in Italia

Con l’indagine multiscopo “Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari” l’Istat raccoglie informazioni presso i cittadini sullo stato di salute, su alcuni fattori di rischio per la salute, sul ricorso ai servizi sanitari e ai principali strumenti di prevenzione. L’indagine riserva poi una breve sessione all’utilizzo di metodi di cura non convenzionali. Il campione complessivo dell’indagine comprende circa 60 mila famiglie.

Negli ultimi anni le terapie non convenzionali hanno raggiunto un’importante diffusione. Nel 2005 circa 7 milioni 900 mila persone hanno dichiarato di aver utilizzato metodi di cura non convenzionali nei tre anni precedenti l’intervista. Tra i vari tipi di terapie non convenzionali la più diffusa è l'omeopatia, utilizzata dal 7,0% della popolazione; seguono i trattamenti manuali scelti dal 6,4% delle persone; la fitoterapia e l'agopuntura utilizzati rispettivamente dal 3,7% e dall’1,8% della popolazione.

Rispetto al 1999-2000, si stima che si sia ridotto di circa un milione il numero di persone che hanno fatto uso almeno una volta negli ultimi 3 anni di terapie non convenzionali. La diminuzione è stata maggiore tra gli uomini, tra le persone nelle fasce di età centrali (25-54 anni), tra gli anziani e tra le persone che risiedono nell’Italia insulare. Emergono andamenti differenziati a seconda del tipo di terapie. Per quanto riguarda l’omeopatia, dal 1991 ad oggi si osserva complessivamente un notevole aumento (dal 2,5% di inizio periodo al 7% del 2005), ma la quota dei fruitori è diminuita nel corso degli ultimi 5 anni (nel 1999 si è raggiunto il picco dell’ 8,2%). Per quanto concerne invece l’agopuntura e la fitoterapia, dopo un primo aumento tra il 1991 e il 1999, nell’ultimo quinquennio ci si è riportati ai livelli rilevati all’inizio del periodo. Anche per i trattamenti manuali, rilevati per la prima volta nel 1999, si registra negli ultimi 5 anni una lieve diminuzione: si passa dal 7,0% al 6,4%. Tale decremento è da attribuire prevalentemente alle donne nelle fasce di età centrali (25-44 anni) e agli uomini anziani, mentre si mantiene costante nelle altre fasce di età.

La propensione a far uso dei metodi di cura non convenzionali aumenta con l'elevarsi del titolo di studio: il 18,7% di chi è in possesso di una laurea o di un diploma ha fatto ricorso ad almeno un tipo di terapia non convenzionale, contro il 13,5% di coloro che hanno la licenza media e il 9,2% di chi ha conseguito al massimo la licenza elementare. Sono soprattutto i dirigenti, imprenditori, liberi professionisti (23,3%) e gli impiegati (21,6%) ad aver fatto uso di terapie non convenzionali almeno una volta negli ultimi 3 anni. Meno diffuso l’utilizzo di tali metodi di cura tra gli operai (12,5%), i ritirati dal lavoro (11,4%) e per le persone in altra condizione (9%).

Negli ultimi 5 anni è diminuito l’uso di terapie non convenzionali ed è aumentato, soprattutto tra gli uomini, il numero di quanti effettuano un solo tipo di terapia. Attualmente il 69,2% di chi ha fatto ricorso a terapie non convenzionali si è affidato ad un solo trattamento. Sono soprattutto i trattamenti manuali e l’omeopatia ad essere scelti come metodi esclusivi, rispettivamente il 39,4% e il 38,5% tra quanti hanno fatto uso di un solo tipo di terapia non convenzionale, seguiti dalla fitoterapia (11,9%) e dall’agopuntura (9,0%).

Chi utilizza le terapie non convenzionali si dimostra abbastanza soddisfatto per i risultati ottenuti. E’ sempre superiore al 60% la quota di quanti dichiarano di aver avuto benefici dai diversi approcci terapeutici utilizzati. I più soddisfatti sono gli utilizzatori dei trattamenti manuali (il 77,9%), tra i quali soltanto il 4,0% ritiene di non avere avuto alcun beneficio. Elevata anche la percentuale di soddisfatti tra coloro che hanno fatto uso di omeopatia e fitoterapia (rispettivamente 71,3% e 70,3% contro 21,9% e 21,2% di chi dichiara benefici solo parziali). Meno elevato il livello di soddisfazione per ciò che riguarda l’agopuntura (61,1% di soddisfatti contro 18,6% di persone che dichiarano benefici solo parziali).

Considerando solo le persone che negli ultimi 3 anni hanno fatto uso almeno una volta di trattamenti omeopatici o fitoterapici, emerge che nell’ultimo anno la maggior parte di esse (73,5%) ha integrato sia omeopatia e fitoterapia che farmaci tradizionali.

Indipendentemente dal fatto di aver sperimentato direttamente le terapie non convenzionali, il 48,8% delle persone ha espresso un giudizio positivo sull’utilità di almeno un tipo di terapia non convenzionale tra agopuntura, omeopatia, fitoterapia e trattamenti manuali, mentre il 51,2% ritiene che nessuno di questi metodi di cura sia utile.

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