mercoledì 29 agosto 2007

Dottor "Allegria"

mussi e d'alemaAncora una laurea ad “honoris causa” in comunicazione di massa. Questa volta dopo Valentino Rossi e Vasco Rossi è toccato a Mike Buongiorno, dottor “Allegria”, alla veneranda età di 83 anni, a seguito di una proposta lanciata da “Sorrisi e canzoni”, sì avete capito bene parliamo del settimanale che si è fatto promotore di tale nomina.

Ma ci chiediamo perché tutte queste lauree troppo facili? Ricordiamo che nel 2007 ne sono state rilasciate la bellezza di quasi 100 e nel 2006 ben 200.

Il ministro Fabio Mussi ha accettato le candidature presentate entro il 31 luglio 2007, e con quale criterio no quelle dopo tale data? E’ questo il valore della parità di diritto? Certo è che i nostri politici ci hanno abituato a queste decisioni di “potere” (possono fare tutto quello che vogliono, tanto chi ha il coraggio di contestarli e seppure con quali risultati?).

Il ministro Mussi dovrebbe avere rispetto del “prestigio del titolo” e penso che, come un comune mortale, così i personaggi dello sport, dello spettacolo e quant’altro non siano meritevoli di una laurea, qualunque sia la risonanza che abbia riscosso, è il suo mestiere e se ha ottenuto consensi significa che lo ha fatto bene, così come lo facciamo noi nel nostro piccolo.

Ma che senso ha tutto ciò? Una volta si gridava allo scandalo se si comperava una laurea, oggi un ministro decide a chi e quante lauree ad “honoris causa” riconoscere. Ricordiamo che le lauree ad honoris causa si riconoscono ai vivi a differenza di quelle ad honorem che si riconoscono alla memoria di persone defunte.

Se consideriamo il conferimento della laurea ad “honoris causa” per riconoscimento alla propria esperienza e conclamata competenza in un determinato campo, pur senza aver dato gli esami richiesti per conseguirla, la dovremmo conferire anche a quei medici, dentisti, ingegneri, architetti e professionisti di altri settori che hanno esercitato la professione con positivi risultati senza però essere laureati.

Lo Iulm sponsorizza anche i riconoscimenti (sui quali dovremmo riflettere in coscienza) per Luigi Vedovato, presidente del Centro turistico studentesco, Claudio Orazi, sovrintendente della Fondazione Arena di Verona, Michelle Bachelet, presidente del Cile e precedentemente ministro della Salute e della Difesa cilena e specializzata in pediatria e sanità pubblica, Paolo Grossi, maestro riconosciuto degli studi storico-giuridico italiani, Gregorio Peces, cattedratico di Filosofia del diritto alla Calo III di Madrid, Varneda Villalba, filosofo all’università di Barcellona, Eduardo De Faria, Stefano Marzano, design industriale, Philip Nicholas Laird, Roberto Cappucci, design industriale, Mhamed Fautar, archeologo, Andrea Brauzi, design industriale.

Un caso a parte merita la vicenda di Jonella Ligresti, presidente di Fondiaria-Sai, il gruppo assicurativo di famiglia, personaggio inviso al ministero e figlia di “don” Salvatore, uno degli uomini e potenti capofila di un impero euro-miliardario, la quale Jonella si è vista prima riconoscere nell’aula magna dell’Università di Torino la laurea in economia aziendale e poi, dopo solo sei ore, la sorpresa che il ministro gli negava il riconoscimento in quanto: «non ha riscontrato la presenza dei requisiti previsti dalla legge». Come se Valentino Rossi, Giovanni Rana e Vasco Rossi, solo per citarne alcuni, fossero in possesso di tali requisiti e meritevoli!

Per il 2008 ci saranno altri riconoscimenti e quanti? Ce ne sarà uno anche per il ministro Mussi visto che nelle elementari e medie, da lui frequentate, i dieci fioccavano, ed ha frequentato, con notevoli sforzi economici dei genitori, il liceo classico con profitto scolastico altissimo per poi laurearsi, alla Scuola Normale di Pisa, frequentata anche dal suo caro amico Massimo D’Alema, in Lettere e Filosofia.

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