mercoledì 29 agosto 2007

Un po’ di storia del debito pubblico

I nostri politici ci ritengono tutti ignoranti e pensano che non sappiamo leggere (tra le righe del dico non dico), noi, senza fare il “tifo” né per la Lega, né per i comunisti, né per i neofascisti, né per i berlusconiani-legaioli, cerchiamo di dire le cose come veramente stanno, senza farle vedere di parte e vale la pena soffermarsi su quanto riporto di seguito.

Per debito pubblico si intende il debito dello Stato nei confronti di altri soggetti, individui, imprese, banche o soggetti stranieri, che hanno sottoscritto obbligazioni (come BOT e CCT) destinate a coprire il fabbisogno finanziario statale. La spesa per gli interessi corrisposti ai detentori delle obbligazioni statali viene indicata come servizio del debito.

Di solito i titoli di Stato sono considerati titoli a basso rischio, equiparati pertanto alla moneta. Tuttavia non mancano casi di insolvenza: la Spagna dichiarò bancarotta per 16 volte fra metà ottocento e il novecento e vediamo oggi in quale condizione di benessere sia.

Nel 1950, a soli cinque anni dalla più grave disfatta bellica della sua storia, l’Italia aveva un deficit pubblico di 401miliardi di lire (circa 207milioni di euro), pari al 4,3% del PIL. Dieci anni dopo, nel 1960, il deficit era sceso a 382 miliardi. (Ma allora è possibile farlo diminuire!)

Poi all’inizio degli anni ’70 la situazione si rovescia e si apre una voragine fino ad arrivare al 1985 con l’astronomico debito di oltre 121mila miliardi di lire (circa 63miliardi di euro). Questo deficit pubblico fu voluto esplicitamente dai socialisti, con la complicità dei democristiani morotei, dei repubblicani e dei socialdemocratici, visto che gli economisti di Nenni consideravano “un principio arcaico”, a danno dei lavoratori, il pareggio del bilancio.

Cominciò così l’era, che continua tuttora, di quelle “riforme”, nome iettatorio visto che hanno sempre peggiorato le cose e moltiplicato le spese,

Dal 2003 il debito pubblico sta salendo in media di 70 miliardi di euro l’anno e in questo primo semestre del 2007 è salito di 30 miliardi di euro (nella media).

Nella prima metà del 2007 il debito era poco più di 1.630miliardi di euro, che in vecchie lire fa ben 326milioni di miliardi di lire (si scrive 326.000.000.000.000.000). Bella cifra no? E gli interessi relativi, ad essere ottimisti, sono ben oltre i cento miliardi l’anno.

Si parla di vendere parte dell’oro per ridurre il debito pubblico. Alle attuali quotazioni del metallo prezioso il “tesoro” (tutta la riserva pari a 2.452 tonnellate) vale circa 44 miliardi di euro, meno del 3% del debito pubblico, che ricordiamo è di ben 1.630 miliardi di euro, e non basterebbe a coprire gli interessi e, beffa delle beffe, con il 50% delle riserve auree in meno!

In altri termini, appare chiaro che, se anno dopo anno, il bilancio dello Stato chiude sempre con un deficit, ossia le uscite superano sempre le entrate, alla fine viene a realizzarsi una situazione insostenibile, pari a quella di un individuo che sistematicamente spende più di quanto guadagna ed è quindi costretto ad indebitarsi con un meccanismo a spirale.
Inderogabilmente si debbono ridurre le spese e poiché è una soluzione impopolare, nessun governo ha il coraggio di prendere.
Che se saltasse in testa a questo governo di fare una legge per chiudere questo "grande buco" coinvolgendo tutti gli italiani, dovremmo versare 31mila euro a testa... neonati compresi. Che silenzio! Non ridete più, eh...

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