martedì 7 agosto 2007

Fiat-Cinesi: una base positiva, ma per chi?

La Fiat ha firmato il 6 agosto l’intesa con la cinese Chery Automobiles, che fornirà all’azienda torinese oltre centomila motori l’anno, motori a benzina da 1,6 e 1,8 litri.

sergio marchionneL’amministratore delegato Sergio Marchionne si è detto soddisfatto di questa collaborazione (e vorrei vedere pure il contrario, chissà quanto pochi euro pagherà a motore): “…una base positiva per studiare ulteriori collaborazioni con Chery” (proprio senza vergogna verso gli operai italiani, come dire non fatevi illusioni non ci saranno neanche future speranze).

Quindi dopo l’uscita della nuova Fiat 500, prodotta in Polonia negli stabilimenti di Tichy, ecco un’altra “ingegnosa” trovata dell’amministratore delegato Marchionne.

Certo fare gli imprenditori con queste soluzioni penso non sia proprio “geniale”, forse anche il più piccolo industrialotto ne abbia le capacità: trovare lavoro e prodotti in paesi del “Terzo Mondo” dove la mano d’opera costa poco più di “niente” è un’operazione commerciale da un lato corretta, ma dall’altro significativa della situazione disastrosa e senza speranze in cui versa il nostro Paese.

Sempre meno nuovi posti di lavoro (finché la nostra mano d’opera continuerà a costare cara e non siamo competitivi neanche per il nostro mercato interno), conviene comperare all’estero e rivendere in Italia, si ma a chi?!

La Fiat può fare quello che vuole essendo un’azienda privata, però lo Stato, e il governo, non deve più dare alcun sussidio né all’azienda torinese, né ad altri imprenditori ed aziende che si avvalgono di mano d’opera estera, e ce ne sono diversi, anzi dovrebbero tassare di più gli utili.

Riflettiamo e diciamo basta con le prese in giro: possibile che i nostri politici non capiscano che questi avvenimenti sono un forte ed “elementare” segnale per cercare soluzioni, e non chiacchere utopiche, per creare posti di lavoro (e forse mantenere anche i vecchi) competitivi in casa nostra, altrimenti così proseguendo i nostri operai si dovranno trasferire in Polonia, in Cina e in quei paesi del terzo mondo, se vorranno avere un futuro fatto di lavoro.

Vi sembra possibile?!

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