lunedì 13 agosto 2007

“Il cervello bugiardo”

giuseppe_sartoriC'era una volta la macchina della verità, quel dispositivo che abbiamo visto al lavoro in decine di film, soprattutto thriller americani. Infatti, in "Basic Instinct", Sharon Stone si sottopone volontariamente alla prova per fugare i sospetti. Lo psicologo esaminatore, guardando i segnali del poligrafo, afferma: "Nessuna emozione, nessuna variazione nei parametri. O dice la verità o non ho visto nessuno come lei prima". Ma poi soggiunge: "Conosco però qualcuno che è riuscito ad imbrogliare la macchina "

Chi non ha mai sognato di poter entrare nel cervello di un criminale o meglio ancora di un sospettato, per sapere se sta mentendo o dice la verità? Se è colpevole di un omicidio o è la vittima di un possibile errore giudiziario?
All'università di Padova, facoltà di psicologia, nasce una nuova macchina della verità. La collaudano studenti, ricercatori, ed un team composto da assassini e stupratori: trenta in tutto. Alcuni sono rei confessi; altri, invece, sono stati incastrati soltanto grazie ad indagini complesse, durate talvolta anche anni. I loro nomi sono noti al grande pubblico, tanto efferati sono i crimini che hanno commesso. Da oggi, questi trenta campioni di criminalità fanno parte di un team scientifico: un gruppo di studio assolutamente unico nel Paese. Con il placet dei penitenziari dove stanno scontando la pena, sono diventi tutti cavie volontarie di una sperimentazione appena partita sulla prima macchina della verità totalmente «made in Italy» e grazie ad altri 300 volontari che hanno condotto altrettanti test, tutti positivi, l'indice di attendibilità ora è salito al 90%.

L’idea di coinvolgere in questa ricerca, che parte dall’università di Padova, criminali ampiamente noti e con tanto di condanna ormai passata in giudicato è venuta al padre di questa macchina ancora in fase di studio. Lui si chiama Giuseppe Sartori e non è un inventore patito di fantascienza, ma un fin troppo pacato e riflessivo docente di Psicologia clinica e di Neuroscienze cognitive dell’università padovana.

Dal punto di vista scientifico l'iniziativa del docente padovano rappresenta una novità assoluta. Non servono fiale di inibitori di volontà, non servono droghe più o meno pericolose per la salute per far parlare il sospetto. E anche se si suda a dismisura, e i battiti del suo cuore risultato accelerati, magari per un problema cardiaco, oppure un fortissimo momento di stress emotivo, la macchina padovana non si lascia ingannare. Sfodera la marcia in più che ha rispetto a tutti gli altri prototipi fin qui sperimentati e va diretta al cuore del problema. Ovvero alla verità. «Il sistema si basa sui tempi di reazione e di risposta del sospettato» spiega Giuseppe Sartori. Un semplice computer e un programma dedicato sono, cioè, in grado di compiere quei miracoli che fino a non molto tempo fa non erano neppure immaginali. Anzi, erano fantascienza purissima.

Con un'espressione piuttosto azzeccata l'hanno battezzata «il cervello bugiardo», ovvero come sbugiardare chi mente sapendo di mentire.

La "macchina della verità " ha dei limiti giganteschi, qui il principio è un altro: ordinare delle frasi e successiva misurazione dei tempi di reazione. A due dichiarazioni opposte, in sostanza, il soggetto risponde con tempi diversi. La misurazione dei tempi di reazione è poi seguita dall'analisi dei dati, grazie a un software abbinato alla risonanza magnetica. Domande a raffica, tempi di reazione, verifica delle aree interessate dalle diverse attività cerebrali. Davanti a questo nuovo dispositivo nessuno può più barare. La macchina delle bugie potrà anche diventare il braccio destro di investigatori e magistrati. Ma intanto affascina, e un po' inquieta, quest'altro passo avanti tra i meccanismi del pensiero umano.

Penso che, per ottenere un drastico taglio ai costi della politica, sarebbe interessante poterla collaudare anche con i nostri parlamentari… ma questa è solo pura illusione.

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