lunedì 13 agosto 2007

Le famiglie italiane verso la bancarotta?

Dall’introduzione dell’euro ad oggi l’indebitamento medio delle famiglie italiane è aumentato dell’81,45%. Se continua di questo passo anche per le famiglie italiane, quando le banche chiuderanno, come prevedibile, i “rubinetti” del credito, si può prevedere la bancarotta.

L’accensione di mutui per l’acquisto della casa, finanziamenti per la sua ristrutturazione, l’acquisto di mobili per l’arredamento, i prestiti per l’acquisto della macchina nuova o la moto nuova, credito al consumo, finanziamenti perfino per le vacanze, per il pranzo di nozze e le bomboniere, gli italiani fanno debiti su debiti. La zavorra è importante perché sfiora la metà del proprio reddito.

Secondo un’elaborazione della CGIA di Mestre l’indebitamento medio delle famiglie italiane ha toccato nel marzo di quest’anno i 14.800 euro. Un importo sicuramente “pesante” ma non certo paragonabile con quello registrato dalle famiglie statunitensi che, al centro di una profonda crisi proprio in questi giorni, ha superato, alla fine del 2005 (ultimo dato disponibile), gli 84.000 euro. Ritornando al nostro Paese il carico maggiore di “sofferenze” per nucleo familiare è quello che coinvolge la provincia di Roma, dove si arriva ad una media di 21.148 euro. Seguono Milano con 20.142 euro, Trento con 19.270 euro, Reggio Emilia con 19.175 euro, e Bolzano con 19.340 euro.

A vivere con minore ansia la preoccupazione di un debito da onorare nei confronti degli istituti di credito o delle finanziarie sono le famiglie del Sud e specialmente quelle residenti nella provincia di Vibo Valentia, dove il debito medio per nucleo è di 6.494 euro, cioè meno della metà della media nazionale. A precederle sono le famiglie di Benevento con 6.526 euro, quelle di Reggio Calabria con 6.587 euro, le avellinesi con 6.680 euro, quelle di Isernia con 6.732 euro e di Enna con 6.876 euro. E anche quando si parla di incremento dell’indebitamento per famiglia avvenuto negli ultimi 5 anni (cioè a partire dall’introduzione dell’euro) è al Sud che vengono registrate le percentuali di crescita meno elevate. Una su tutte è quella registrata nella provincia di Potenza, dove l’incremento è stato del 37, 3%. Mentre ai primissimi posti della classifica, nuovamente di dominio del Centro e del Nord, spiccano solo tre province del Mezzogiorno: Napoli, dove il debito delle famiglie è cresciuto del 105, 6%; Caserta 98, 36% per arrivare a Crotone 93, 31%.

Il record della crescita del debito delle famiglie, comunque, appartiene alla provincia di Reggio Emilia che ha registrato un incremento del 105, 78%, seguita da Piacenza (102, 26 %), da Chieti (98, 96 %), da Varese (95, 40 %), da Brescia (90, 19 %), da Lodi ( (89, 99 %), da Pavia (89, 74 %), e da Padova (89, 14 %).

Come interpretare questi dati? “Innanzitutto – esordisce Giuseppe Bortolussi segretario della CGIA di Mestre – le città più indebitate sono quelle che registrano anche i livelli di reddito più elevati. Non è da escludere che tra questi “indebitati” vi siano anche delle famiglie appartenenti alle fasce sociali più deboli. Tuttavia, appare evidente che la forte esposizione in queste realtà, soprattutto a fronte di significativi investimenti nel settore immobiliare, ci deve preoccupare relativamente. Altra cosa è quando analizziamo la variazione di crescita registrata negli ultimi anni. Nei primi posti abbiamo molte città del Sud. Ciò sta a significare che questo aumento è probabilmente legato al perdurare della crisi economica che ha indotto molte famiglie a ricorrere a prestiti bancari per affrontare questa difficile situazione”.

Il dato fa riflettere: certi studi meritano una lettura attenta perché al loro interno contengono situazioni preoccupanti di persone che ricorrono all’indebitamento non per investimenti, ma per far fronte a emergenze o a necessità. Mutui non oculati o necessità improvvise possono fare scivolare persone che vivono situazioni economiche normali in stati di povertà reale.

Le nuove povertà stanno avanzando e meritano tutta la massima attenzione sia nostra che dei nostri politici.

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