giovedì 23 agosto 2007

Il futuro è bisessuale!?

umberto veronesiUmberto Veronesi, l’oncologo ex ministro della Sanità, lo assicura: il futuro dell’umanità si trova nella bisessualità. Certo non avverrà nell’immediato, ma l’evoluzione della specie umana è indirizzata verso una graduale scomparsa delle differenze fra il sesso femminile e quello maschile.

Le differenze tra uomo e donna si attenuano (l'uomo, non dovendo più lottare come una volta per la sopravvivenza, produce meno ormoni androgeni, la donna, anche lei messa di fronte a nuovi ruoli, meno estrogeni) e gli organi della riproduzione si atrofizzano. Questo, unito al fatto che, tra fecondazione artificiale e clonazione, il sesso non è più l'unica via per procreare, finirà col privare del tutto l'atto sessuale del suo fine riproduttivo.

Ma Veronesi assicura che si farà ancora sesso, ma non tanto per far continuare la specie sul pianeta, ma solo a scopo di diletto personale. E visto che non serve più per la riproduzione, sarà sempre più naturale la scelta anche di partner del medesimo sesso.

Insomma, saremo tutti bisessuali. Questo è il prezzo della parità dei sessi: negli ultimi vent'anni le donne hanno assunto ruoli sempre più attivi nella società e sono divenute più mascoline, mentre gli uomini sono meno virili. Parità = appiattimento.

Una rivoluzione biologica e culturale con cambiamenti della mentalità ed evoluzioni genetiche, ma si tratta di un processo molto lento.

Corsi e ricorsi della storia. Torneremo nella Grecia classica, radice dell’Oriente di oggi?

Il sesso come gesto d'affetto e non mezzo per far progredire la specie, un valore positivo che non mette tutti d'accordo: la scissione della riproduzione dalla sessualità e dal nucleo familiare non può essere vista come un vantaggio per la specie umana. La riproduzione per l'uomo non è solo incontro tra gameti, implica rapporti tra due persone. È la naturale condizione umana a richiederlo. In un momento in cui la natura viene giustamente rimessa al centro dell'attenzione appare strana e del tutto stonata una prospettiva biotecnologica che ne usurpa le funzioni.

Avrà ragione l’ex ministro della Sanità?

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