martedì 11 settembre 2007

Occhio al testosterone per invecchiare bene

I maschi dopo i 50 anni, per prevenire le malattie cardiovascolari, dovrebbero verificare il livello di testosterone nel sangue, inserendo questa indagine negli abituali screening di controllo.

"Una serie di studi clinici condotti nell’ultimo anno ha confermato che il principale ormone sessuale maschile, il testosterone, non solo riveste un ruolo determinante nella funzione sessuale e riproduttiva” afferma Bruno Giammusso, Responsabile dell’Unità Operativa di Andrologia dell’Università di Catania e Segretario della SIA - Società Italiana di Andrologia “ma costituisce anche un fattore protettivo nei confronti delle malattie cardiovascolari. Il calo di testosterone dell’uomo adulto, definito ipogonadismo a esordio tardivo, ma più comunemente conosciuto con il termine improprio di andropausa si accompagna a un incremento delle principali condizioni di rischio cardiovascolare: aumento del colesterolo, incremento della massa grassa addominale, aumento della glicemia e del rischio di diabete.

Tutto ciò si traduce, negli uomini affetti da ipogonadismo, in un aumentato numero di eventi cardiovascolari, quali infarto e angina, come testimoniato da un studio condotto dal Dr. Giuseppe Rosano, cardiologo all’Ospedale San Raffaele di Roma. Il testosterone è in grado di produrre una vasodilatazione delle arterie coronarie, aortica e brachiale ed è stato dimostrato che le concentrazioni ematiche di questo ormone sono mediamente più basse in uomini affetti da malattie cardiovascolari rispetto a soggetti sani".

Diversi studi sottolineano, poi, l’importanza del testosterone nei soggetti diabetici. L’ipogonadismo peggiora, infatti, tutti i principali indici metabolici in pazienti affetti da tale patologia, determinando un incremento della glicemia e una ridotta sensibilità dei tessuti all’insulina.

Un'altra ricerca presentata al Congresso SIA ha documentato come i sistemi antiossidanti plasmatici, che hanno una funzione di difesa dai danni da stress ossidativo in varie patologie, siano collegati alle concentrazioni di testosterone e, ove il testosterone sia carente, un trattamento con testosterone esogeno svolga un effetto di recupero.

Riguardo la diffusione dell’ipogonadismo a esordio tardivo, i dati raccolti sulla popolazione maschile testimoniano come il calo di testosterone sia un fenomeno tutt’altro che raro e uno studio recentemente condotto negli Stati Uniti su oltre duemila uomini di età superiore ai 45 anni, ha rilevato bassi valori di testosterone in circa il 40% dei soggetti sottoposti a esame. E i sintomi della sindrome dell'"Aging Male", indipendentemente da malattie specifiche, possono avere pesanti ripercussioni sulla la qualità di vita di un individuo.

Da uno studio osservazionale condotto su 1.806 uomini over 50 dal Dipartimento di Fisiopatologia Clinica dell'Università di Firenze, e presentato al Congresso SIA, emerge che nel 20% del campione i disturbi legati all'ipogonadismo (alterazioni del sonno, irritabilità, sudorazioni, riduzione della forza muscolare, umore depresso) erano riferiti di grado "medio-severo". In particolar modo elevata, poi, la percentuale di disturbi a carico della sessualità: calo della libido (30,9%) e calo delle prestazioni sessuali (44,7%).

Va sempre, tuttavia, evidenziato come gli effetti benefici del testosterone riguardino esclusivamente i soggetti con dimostrata carenza dell’ormone. "Somministrare testosterone a un soggetto con normali valori ormonali - conclude Giammusso - non produce alcun miglioramento del quadro metabolico e cardiovascolare, ma rappresenta al contrario un potenziale rischio di effetti collaterali e la terapia con testosterone deve essere gestita esclusivamente dal medico”.

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