sabato 20 ottobre 2007

40 anni di “Summer of love”

summer of loveSi è celebrato a San Francisco l’anniversario della Summer of Love del 1967, a 40 anni da quella incredibile stagione, quando la città era la capitale della beat Generation riuscendo più di ogni altro ad incarnare i sogni e le aspirazioni dei figli dei fiori.

Lo ha fatto con un concerto (naturalmente gratis, nello spirito di allora) che ha catalizzato alcune delle star degli anni Sessanta, Ray Manzarek dei Doors, Jefferson Starship, Barry Melton, James Gurley e molti altri hanno suonato di fronte ad un pubblico di quarantamila persone ancora pronte a celebrare quel sogno, nonostante i deludenti risultati.

Quella del 1967 fu per San Francisco un’estate particolare. La città divenne il magnete delle giovani generazioni intenzionate a vivere un diverso stile di vita. Sotto lo slogan di «sesso, droga e rock’n’roll», oltre 100.000 giovani provenienti da varie parti degli Usa e del mondo, arrivano nella città californiana, stabilendosi prevalentemente nel distretto di Haight-Ashbury, nella zona di Berkeley e del Golden Gate Park, predicavano l’amore, l’abolizione delle barriere sociali e il ritiro delle truppe americane dal Vietnam e oggi, molti dei ragazzi di allora sono tornati, diversi capelli bianchi in più, per cantare gli stessi slogan, fumare marijuana e rivivere lo stile hippie.

Il «Flower Power» comincia in questa «culla» e unisce pacifismo, voglia di ritorno alla natura, rifiuto del modello sociale dominante. Oltre all'uso delle più svariate droghe, fino a quel momento un fenomeno d'élite. L'utopia è quella dell'amore individuale e universale. Improvvisamente abbigliamenti floreali diventano moda di strada, così come è rapida la diffusione delle droghe, che fa crescere il mondo della cosiddetta psichedelia anche nell'arte e nella musica.

Dall'estate del '65 al culmine della «summer of love» nel 1967, la breve ma intensa stagione dei «Flower Children» cambia la città: la zona di Haight-Ashbury e Panhandle diventa sede di una comunità nuova e lascerà segni profondi (ancora oggi si organizzano dei tour guidati a quello che fu il quartiere dei «figli dei fiori» e degli hippy). L'estate del '67 è ancora oggi ricordata come «l'estate dell'amore». Ma certamente non va dimenticato che quella è stata anche una stagione nella quale la droga era la base di una vera e propria cultura: era la prima scoperta e gli stupefacenti di ogni genere, dai funghi allucinogeni all'acido lisergico, erano considerati strumenti per l'espansione della mente, delle percezioni e delle possibilità.

Paradossalmente la canzone simbolo dell'estate dei fiori resterà quella di un artista minore: «San Francisco», unico e solitario (ma universale) hit di Scott McKenzie. Esce giusto nel 1967 come lancio del Monterey Pop Festival e il testo scritto in 20 minuti da John Phillips dei Mamas & Papas (leggi l'originale) riassume l'utopia della città dell'amore e diventa una sorta di inno (soprattutto per quella frase : «accertati di mettere dei fiori tra i capelli») che sarà ripreso da chiunque vorrà ricreare, anni dopo, quell'atmosfera. L'eco dei «figli dei fiori» arriva anche in Italia, influenzando il beat di casa nostra con qualche riferimento in alcune canzoni e soprattutto diverse copertine in stile floreale. Ma quando quest’epoca, (confusa e contraddittoria ma ricca di creatività, forse la prima e ultima stagione di vera speranza collettiva espressa dalle giovani generazioni, con lo stesso linguaggio, nel mondo occidentale), comincia a diventare moda ha già finito di esistere.

Molti degli ideali che parevano allora solidissimi sono stati traditi dagli stessi hippies, molti di loro lo hanno fatto per i soldi e sono diventati yuppies.


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