sabato 20 ottobre 2007

I politici hanno paura di internet

ricardo franco leviQuesta èl’ultima malefatta dei nostri politici alla faccia di un paese democratico: vogliono tappare la bocca ai blogger ed impedire la libera circolazione di pensiero via internet.

Non potremo più esprimere liberamente le nostre idee e i nostri giudizi in quanto vogliono oscurare i Blog con un sistema ridicolo e paradossale secondo la proposta di legge approvata nel consiglio dei ministri, su proposta del sottosegretario alla presidenza del consiglio l'uruguayano Riccardo Franco Levi.

Se questa legge passerà sarà veramente la fine della rete in Italia. Infatti, la nuova legge, in riferimento all'art. 7 che prevede l'iscrizione al registro degli operatori di comunicazione (Roc) sarà esteso anche a chi svolge attività editoriali su internet. Nella legge viene affidato all'autorità garante per le comunicazioni il compito di vigilare sul mercato e di stabilire i criteri per individuare i soggetti e le imprese tenuti ad iscriversi al registro degli operatori.

Internet deve essere libero come lo è stato fino ad ora, senza vincoli che possono limitare il suo uso democraticamente. È diventato la parte fondamentale della società moderna, che permette a milioni di persone di colloquiare tra di loro, scambiandosi opinioni e lanciando messaggi al mondo intero. Chiunque vorrebbe dire qualcosa attraverso i media abituali, non gli verrebbe concesso, solo Internet e i suoi Blog hanno aperto una finestra sempre spalancata sui problemi del mondo.

I politici si sono accorti che attualmente non possono imbavagliare internet come fanno con i media e così si vedono tutti i giorni esposti alle critiche di milioni di persone che, colloquiando tra loro, lanciano messaggi e opinioni e giudicano i politici per quello che sono, fanno e non fanno.

Qualche politico, tra cui Clemente Mastella, del quale vi invito a visitare il suo blog, resosi conto della potenzialità e pericolosità di questo mezzo, l'unico canale rimasto per dire le cose con grande libertà, ha cercato di attivare un suo blog, però senza osservare quell’uso democratico che è la particolarità di tutti i blog in rete. Infatti troverete che il “politico blogger” si “incazza” se riceve critiche con un linguaggio turpiloquente (in parte con ragione), ma senza fare “vittimismo” basterebbe censurare quei commenti con tali contenuti e rispondere agli altri, ma non basta, con prepotenza e maleducazione si legge che le risposte avranno i loro tempi (lunghi e al di fuori dei tempi di internet e quindi a cosa serve) e a chi non sta bene può andarsene altrove. Perché se voglio esprimere un mio “civile” commento a Mastella c’è un altro Mastella? O è forse una mossa “paracula” per non farsi rompere le “palle” e prenderci per stanchezza ed evitare così una diretta democratica.

Politici attenzione: siamo in Italia non in Birmania!

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